Google. Gmail.
Escursus storico
Ricordo che prima di passare a Gmail, anni e anni fa, avevo un account su tin.it, o era virgilio? Ricordo che via web era la solita merda, come libero.it e compagnia: interfaccia del cazzo, circondata da pubblicità lampeggianti. Poi per un breve periodo usai email.it, forse, non ricordo.
A parte il motore di ricerca, altri sevizi di Google non li avevo mai usati, un po' di puzza l'ho sempre sentita. Passai a Gmail col primo smartphone, non ricordo l'anno, ma iniziai a usare uno smartphone non troppi anni fa.
A parte questa parentesi storica, ora è giunto il momento di allontanarsi da questa piovra. Parentesi storica che comunque la dice lunga del perché un giorno passai a Gmail: hai un dispositivo che in pratica ti costringe a farlo, e dopo vedi che è tutto liscio, bello, semplice, senza sforzi, senza pensieri. Quindi perché dovrei cambiare?
Le alternative
Come negli altri post di questo blog, non è mio scopo stare compilare liste o recensire le possibili alternative. Come sempre basta cercare su Google :-D per trovare recensioni e suggerimenti per servizi alternativi. E là fuori c'è un mondo.
Di postini c'è pieno. Gratis o a pagamento. Con la pubblicità o senza.
Privacymatters
I postini più gettonati nei vari post in giro per il web, che si trovano cercando per esempio "gmail alternatives" su un motore di ricerca, relativamente a rispetto della privacy e risvolti etici (fra cui un occhio all'ambiente), risiedono generalmente in Europa. Molto bene.
Parentesi: i soliti complottisti e critici di professione, dopo il greenwashing e il pinkwashing, prima o poi tireranno fuori termini come il privacywashing. Quando #privacymatters sarà in alto nella classifica degli hastag, pur di far soldi ci si inventa di tutto, diranno.
Sta di fatto che sono tutti servizi di posta come ce ne sono sempre stati, e rispettare la privacy dovrebbe essere non un motivo di vanto, ma la normalità per un servizio di posta elettronica.
Cosa viene offerto
Andando a vedere cosa offrono, c'è chi ha anche la app per lo smartphone (a esempio Tutanota o Protonmail) e chi no. C'è chi lo fa di professione, chi offre un servizio basato sul self-hosting, chi offre anche una versione gratis e chi solo a pagamento; chi offre un periodo di prova, chi la webmail bella, chi oltre alla posta offre anche calendario e rubrica (un po' tutti) e chi finanche una suite simil gsuite (come Tutanota).
Nota bene: siamo al solito discorso. Allontanandosi da Gmail non troveremo un servizio di pari livello, uno che gli assomigli nemmeno da lontano. Non c'è storia. Per lo meno se si parla di app e versione web. Ovviamente se uno ha sempre e solo usato POP/IMAP e SMTP, la differenza non esiste.
La mia scelta
Venendo a me, ho optato per Posteo. Che è solo a pagamento, punto.
E non per chissà quali ragioni tecniche. Offre ovviamente POP/IMAP e SMTP (ogni automobile ha le ruote di serie, tranne Gmail, che per quanto riguarda IMAP e POP ha tutta una sua logica), webmail con Roundcube, rubrica e calendario sincronizzabili con Linux (uso GNOME ed Evolution) e Android (mediante l'app DAVx5). Possibilità di avere tre alias sempre @posteo.qualcosa, possibilità di cifrare la mailbox sul server, non so cos'altro. Insomma, delle cose basilari.
Il supporto risponde nei giorni lavorativi e in orario di ufficio (questo fa immaginare che non hanno schiavi alle loro dipendenze).
Della motivazione
Dato che sulla posta ci faccio molto affidamento (nell'epoca della messaggistica istantanea, sono old style), mi pare di aver fatto una scelta ragionevole. Innanzi tutto non volevo uno dei soliti servizi gratuiti infestati dalla pubblicità (sia nelle mail ricevute che in quelle inviate per l'amor di dio il footer di ogni mia mail con la pubblicità neanche per sogno, e nemmenu un'interfaccia web inutilizzabile a causa dei banner pubblicitari).
Inoltre non volevo fare la cavalletta succhia servizi da qualche self hoster. E cercavo un minimo di garanzia di sostenibilità del servizio.
Posteo offre 2 GB di mailbox per un euro al mese. Più che sufficiente e più che sostenibile per le mie tasche vuote.
[continua...]
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