Cicli e ricicli cosmici: la noetica della quadratura del cerchio

Quando indurre e dedurre aiutano più degli studi nel penetrare i segreti di questo nostro Tzimtzum

RIEPILOGO.: Come fatto per lo studio in merito al Messia, al suo carattere apollineo, dionisiaco e distruttivo (che trovate sempre qui nel nostro Blog), questi sono da considerarsi appunti e come tali vanno letti; nel senso che quanto contenuto ha un suo fondamento nei maestri, altrettanto è parte delle mie intuizioni e comprensioni di quanto questi anni Lilith ci ha donato, ma la forma non è accurata e ci potrebbero essere errori di sintassi, che grammaticali, a cui si chiede di dare correzione indicandoceli.

“In ogni altro caso, tutte le considerazioni di durata e di successione non potranno avere che un valore meramente simbolico e dovranno essere trasposte analogicamente, la successione temporale diventando allora solo una immagine della concatenazione, insieme logica e ontologica, di una serie extra-temporale di cause ed effetti.
[René Guénon]


Questa frase, tratta dai lavori inerenti ai Cicli Cosmici dell’esoterista francese, ci fornisce già la risposta a questi nostri appunti: tentare di quadrare le varie tradizioni non è possibile! Si può solo lavorare in modo noetico su di esse e trovare quel filo conduttore che aiuti a disvelare il tutto! Per esempio, lo stesso Guénon scrive nei suoi lavori:

Queste considerazioni concernenti i sette Dwipa trovano poi conferma nei dati concordanti di altre tradizioni, nelle quali si parla ugualmente di sette terre, segnatamente nell'esoterismo islamico e nella Kabbala ebraica: in quest'ultima, le sette terre, pur essendo raffigurate esteriormente come altrettante ripartizioni della terra di Canaan, sono poste in relazione con i regni dei sette re di Edom, i quali corrispondono manifestamente ai sette Manu della prima serie. Queste terre, inoltre, sono tutte comprese nella Terra dei Viventi, che rappresenta lo sviluppo completo del nostro mondo, realizzato in modo permanente nel suo stato principale. Si può rilevare qui la coesistenza di due punti di vista: quello della successione, che si riferisce alla manifestazione in sé stessa, e quello della simultaneità, che si riferisce al suo principio, o a ciò che si potrebbe chiamare il suo archetipo. In fondo, la corrispondenza di questi due punti di vista equivale, in certo qual modo, a quella tra simbolismo temporale e simbolismo spaziale, cui abbiamo già accennato parlando dei Dwipa della tradizione indù.

Nell'esoterismo islamico le sette terre rappresentano, forse più esplicitamente, altrettante tabaqat o categorie dell'esistenza terrestre, che coesistono o si compenetrano a vicenda, di cui soltanto una può essere attualmente colta dai sensi, mentre le altre sono allo stato latente e soltanto eccezionalmente possono essere percepite, per di più in speciali condizioni. Anche in questo caso, esse si manifestano esteriormente, una per volta, nei diversi periodi che si succedono nel corso della intera durata di questo mondo. D'altra parte, ognuna delle sette terre è retta da un Qutb o Polo, che corrisponde chiaramente al Manu del periodo durante il quale la rispettiva terra si manifesta. Questi sette Aqtab sono subordinati al Polo supremo, così come i diversi Manu lo sono all' Adi-Manu o Manu primordiale; ma, in ragione della coesistenza delle sette terre, esercitano anche, sotto un certo aspetto, le loro funzioni in modo permanente e simultaneo.


Di queste parole del nostro studioso di esoterismo d’oltralpe ci interessa smontare il discorso relativo alla Cabala! Lo stesso maestro di questa disciplina: Gershom Scholem, nei suoi studi relativi ai malakhei Edom (o Re di Edom) dice:

Diversamente dalla tradizione classica, il principio maschile è qui considerato il principio di din o del giudizio rigoroso, che deve essere attenuato e "addolcito" dal principio femminile. Una creazione dominata esclusivamente dalle forze del giudizio non potrebbe sopravvivere. L'esatta natura di tali creazioni precedenti e non riuscite - chiamate nello Zohar "i Re di Edom" o "i Re primordiali" (malkhei Edom o malkin Kadma'in) - non viene chiarita. Fu solo quando la forma dell'Uomo Primordiale venne foggiata perfettamente, con un equilibrio armonioso tra le forze maschili e quelle femminili, che la creazione fu in grado di sostenersi. Questo equilibrio è chiamato nello Zohar matkela ("la bilancia") e solo grazie al suo potere fu attuato il nostro mondo. L'elenco biblico dei re di Edom (Gen. 35:31 segg.) fu interpretato alla luce di questa dottrina, perché Edom veniva inteso come rappresentazione del principio del giudizio. L'autore dello Zohar espresse questa dottrina anche in altri modi. I mondi che precedettero il nostro e furono distrutti erano come le scintille che si disperdono e muoiono quando il fabbro batte il ferro con il maglio. Questa dottrina, in una versione completamente nuova, acquisì un posto centrale nella Cabala lurianica, mentre altri cabalisti cercarono di spogliarla del suo significato letterale a causa delle difficoltà teologiche che presentava. L'interpretazione di Cordovero la pose in relazione con l'emanazione delle stesse Sefirot, e con il processo dialettico entro ogni Sefirah: un'interpretazione in disaccordo con l'idea originale. Altri cabalisti del periodo dello Zohar, come Isaac ha-Kohen di Soria, espressero idee simili, che posero in relazione allo sviluppo di un'emanazione "di sinistra", cioè di un'emanazione delle forze del male. L'elemento comune in tutte queste dottrine è la supposizione che, durante i primi passi verso l'emanazione, ebbero luogo certi sviluppi abortiti che non ebbero effetti diretti sulla creazione dei mondi attuali, sebbene resti di quei mondi distrutti non scomparissero completamente, e qualcosa di essi aleggi tuttora disastrosamente tra noi.

Perché questo raffronto? La questione sta nell’intento di Guénon di far coincidere i sette precedenti Manu con i sette Re di Edom e con le Sette Terre islamiche. Ma dov’è il problema? Il punto è che 14 Manu sono quelli che si trovano nel ciclo nominato kalpa. Per il momento lasciamo perdere la durata in anni, ragioniamo solo con i valori di queste informazioni. Cos’è il kalpa? Lasciamolo dire al nostro amico francese:

Poiché il Kalpa rappresenta lo sviluppo totale di un mondo…

[NOTA >> per il sottoscritto lo sviluppo totale del mondo, inteso cabalisticamente, cioè lo Tzimtzum, trova il suo equivalente induista nel mahākalpa, cioè la Vita di Brahma.]

Quindi, è l’equivalente della creazione dei mondi spiegatoci prima dal professore di misticismo ebraico presso l’università Ebraica di Gerusalemme. Pertanto, i 7 Manu non possono essere paragonati ai Re di Edom, perché questi fanno riferimento ai Mondi precedenti, così come alle Sette Terre dell’Islam, perché hanno la stessa valenza dei Mondi cabalistici.

Inoltre, lo scrittore filosofo d’oltralpe nel dire che i Re di Edom si riferiscono ai sette Manu già trascorsi, cade in una contraddizione assurda: lui stesso nel suo libro “il Re del Mondo” sostiene che siamo oggi sotto la reggenza del settimo Manu, Vaivasvata, per cui saremmo sotto l’influenza dell’ultimo Re di Edom, cosa che invece viene esclusa da Scholem che, molto più preparato di Guénon in materia, dice chiaramente che tutto si è sistemato con l’arrivo dell’Adam Kadmon.

Oltre a ciò, il nostro “volpone” francese cerca di usare il trucco delle tre carte! Parla di terre, quando Olam specifica proprio mondi/universi, aggiungendo subito dopo:

Queste terre, inoltre, sono tutte comprese nella Terra dei Viventi, che rappresenta lo sviluppo completo del nostro mondo, realizzato in modo permanente nel suo stato principale.

Perché deve fare ciò? Un kapla ha 14 Manu, almeno questa è la teoria accreditata, anche se poi vedremo che, a mio avviso, è errata. Quindi se i Re di Edom sono i 7 Manu già trascorsi (con quello attuale che balla) del presente kapla, essi non possono essere riferiti a un kapla precedente, per cui entra in un conflitto logico che risolve così. Per giustificare la sua teoria, riduce il termine Olam al significato di Terra e la fa riferire a quella di Canaan, oltre a dividere i Manu in due classi: quelli della prima serie, negativi, e quelli della seconda serie, positivi (quindi noi ci troveremmo in pieno ultimo negativo, anche se poi nel suo libro “il Re del Mondo” dice che l’attuale Manu è colui che regna sul Shri-Shwéta-Varaha-Kapla o “Era del Cinghiale Bianco”, che ha connotati positivi, non negativi). Sempre nel citato libro, “il Re del Mondo, l’autore non sa se olam voglia dire mondi antichi o creazioni anteriori e decide di metterli in una scelta binaria (o uno, o l'altro), infatti dice:

Parimenti, quando i monti antichi o le creazioni anteriori alla nostra sono raffigurati mediante i “sette re di Edom…”

Insomma, se si vuole andare oltre le referenze di questo esoterista, che rimane comunque grande, si può notare come non riesca a sincretizzare pienamente il sistema cabalistico con quello indù. Ci prova, ma non ci riesce! Va in confusione. In effetti, rileggendo bene le parole del professo di Gerusalemme, si capisce che anche gli stessi cabalisti del periodo zoharico e postumo non accettarono proprio a cuor leggero questa questione, perché il problema dei cicli (o shemittot) non è facile. Alla fine, lo stesso esoterista francese, sempre nel libro appena menzionato, dovrà ammettere che:

Non bisogna dimenticare che le leggi cicliche sono applicabili in gradi diversi e che non hanno la medesima estensione, e che talora aggettano gli uni sugli altri, donde delle complicazioni che, a prima vista, possono sembrare inestricabili, e che non è effettivamente possibile risolvere che mediante la considerazione dell'ordine di subordinazione gerarchica dei centri tradizionali corrispondenti.

Cioè, siccome tra cicli cabalistici (la presente nota si trova nel capito VIII in cui parla del centro supremo spirituale nascosto durante il Kali-Yuga) e cicli induisti non riesce a far quadrare i conti, taglia via così il tutto! Il punto è che la teoria delle shemittot nella cabala è altra e non torna con la tradizione induista! Non torna se si vuole dare credito alla tradizione e cioè:
  • 1 kalpa = 432 unità temporale (che non dichiareremo se anni o altro). Somma 9, come vuole “La Chiave Ermetica”
  • 1 Manu 30,672 unità temporali
  • 1 kalpa = 14 Manu (e qui abbiamo un errore, perché 30,672 unità temporali X 14 Manu restituisce 429,208 unità temporali; se si sottrae da 432 il valore appena calcolato si ottiene 2,592 unità temporali di avanzo, questo lasso di tempo di chi è?)

Quello che ha cercato di fare Guénon è di far coincidere i Manu con quello che sono i kalpa. Un kalpa è un giorno di Brahma (equivalente a 1.000 Mahāyuga), o età del modo, o anno del mondo. Un giorno divino, mille anni della terra, vi dice nulla?

Salmo 90:4
Per te mille anni sono come un giorno,
come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di guardia, la notte

Quindi, se non si prende a riferimento tutti quei milioni di anni che la tradizione induista affibbia a ciascuno di questi cicli, ma si considerano solo la relazione in essere, si ottiene che 1 kalpa = 1000 unità temporali.

E i Manu cosa sono allora? Anche qui René sbagliò riferimento, prese come punto di partenza il Bhāgavata Purāṇa, che è dove si trova la tradizione dei 14 Manu. Ma questo testo è, accademicamente parlando, scritto intorno al IX-X secolo dell’era moderna moderna (800-900 d.C.). Più antico di questo, sempre accademicamente parlando, è il Mahābhārata, che contiene la Bhagavadgītā, redatto nel periodo IV secolo prima dell’era modera, IV secolo dell’era modera (500 a.C. – 300 d.C.). Circa 800 anni a cavallo dell’era modera; mentre la fonte dei Manu, utilizzata dal nostro filosofo d’oltralpe, è di circa sei/sette secoli più giovane (ovviamente accademicamente parlando, quindi seguendo le regole filologiche oggi utilizzate per datare i testi antichi, come detto altrove da noi in merito allo Zohar).

Seguendo la strada di andare sempre verso la fonte, il Mahābhārata, e quindi la Bhagavadgītā, hanno più esattezza nel raccontare la tradizione. Prendendo le parole di Kṛṣṇa presenti in quest’ultimo racconto, troviamo questo versetto (già pubblicato dalla nostra Scuola):

I sette grandi Saggi antichi, come pure i quattro Manu, creazioni spirituali – dalle quali, in questo mondo, tutte le [altre] creature sono uscite – sono nati da me.
[Bhagavadgītā Versetto X:6, traduzione Anne-Marie Esnoul, allieva di Olivier Lacombe uno dei più prestigiosi indologi della Sorbona.]

Altrettanto strano, se si ricordano gli appunti “Morte e resurrezione del nostro mondo o l'Ordine che scaturisce dal caos”, dove il fratello massone - della loggia “La Perfetta Amicizia” – nella sua lettera, là analizzata, dice che ora ci troviamo sotto il Manu Svârochisha, che sarebbe addirittura il secondo, manco il quarto! In quello scritto avevamo poi corretto tale affermazione menzionando Guénon, ma a questo punto della nostra ricerca la domanda che potrebbe sorgere è: chi ha ragione? L’esoterista francese, il fratello massone (sempre francese) o Kṛṣṇa?

Stando alla Gita, quando va in scena la guerra di Kurukṣetra, siamo al quarto Manu (nell’accezione del quarto attivatore della Vita sulla terra, quindi alla quarta razza-radice) e noi sappiamo, dalla Goccia di ottobre 2023 evidenziata anche il nostro attento Frater LRC IGNIS, che tale battaglia ha dato origine alla catastrofe dell’ossigeno, provocando l'annientamento dell’intera esistenza sul pianeta (se non proprio a zero, ha alleggerito pesantemente chi vi ci viveva).

Ma ci sarebbe anche la goccia del dicembre 2021, in cui la stessa Regina parla del ciclo di Baktum. Questo specifico ciclo è stato dal sottoscritto utilizzata per redigere la lectio “Il Sesto Sole, i Cicli, la Speciazione, la Scelta e l'Auto Determinazione”. In quell’occasione la nostra Sovrana parlò di 5.200 anni, che volendo non torna con la Goccia a cui fa riferimento Frater LRC IGNIS, né tantomeno con quanto studiato ne “la Chiave Ermetica”.

Ma cos’è questo baktum? Un baktum fa riferimento al calendario del lungo ciclo dei Maya. La sua caratteristica è che non è su base anno, ma su base giorno. Nel citato Barlume di dicembre 2021, Lilith disse:

Questa eclissi chiude i 5.200 anni del Ciclo di Creazione del Quinto Sole e il tredicesimo e ultimo ciclo Baktum detto: il Trionfo del Materialismo.

Usò XIII ciclo di Baktum, perché in quella data scattava proprio il 13 nel calendario Maya, per un totale di 5.200 anni dalla data che loro consideravano come fondazione (un po’ come gli ebrei). Un’obiezione che si potrebbe fare è che questo 5.200 non restituisce 9 come tutti gli altri cicli e, soprattutto, come “la Chiave Ermetica” ci ha insegnato. Eppure, se invece di prendere come riferimento gli anni prendiamo come riferimento i giorni, ciò che in effetti il calendario usa per i suoi calcoli, tutto cambia! Un Baktum sono 144.000 giorni! E voilà il 9 salta fuori.

In quella Goccia la nostra Guida disse che scattava la seguente data: 13.0.0.0.0; cioè:
  • 0 kin (giorno)
  • 0 uinal: 1 uinal = 20 kin = 20 giorni
  • 0 tun: 1 tun = 18 uinal = 360 giorni
  • 0 katun: 1 katun = 20 tun = 7200 giorni
  • 13 baktun: 1 baktun = 20 katun = 144000 giorni

Quindi, la data in questione è 13 Baktum X 144.000 giorni, cioè 1.872.000 giorni dalla creazione (che rispecchia la regola del 9). Cambiando l'unità di riferimento, i principi de “la Chiave Ermetica” sono rispettati, sistemando così una possibile obiezione a riguardo degli insegnamenti di Lilith (e anche di chi sta ora scrivendo i presenti appunti). Un altro aspetto da tenere in considerazione è che i Maya sapevano che le date del calendario si ripetono ogni 52 anni (18.720 giorni). Il 13 Baktum corrisponde con la centesima ripetizione di questo ciclo, ecco perché viene considerato come punto di cambio! Va comunque reso noto che il calendario Maya denominato “lungo conto” (per intenderci quello che determina i Baktum) non sembra essere ciclico, ma lineare e questo lo fa assomigliare più a quello giudaico/esseno, rendendo il paragone con gli altri cicli più complicato. L’unico ciclo sembra essere quello di 52 anni.

Tuttavia, tale conversione (da anni a giorni) del calendario Maya ci mostra che la legge è quella, ciò che non la fa tornare, agli occhi di chi legge le date, sono i riferimenti temporali (giorni, anni, millenni, ecc.). Per cui la domanda è: tali riferimenti sono univoci da doverli per forza utilizzare per come sono stati trasmessi, oppure sono relativi e pertanto non si dovrebbe tenerne, ma l'importante è il loro valore numerico matematico posizionale (come visto ne “la Chiave Ermetica”)? In termini più filosofici: conta di più l'apparenza, oppure il noumeno numerologico che attiva la noetica e da qui la conoscenza intuitiva?

In seguito, Lilith ci ha parlato della catastrofe dell’ossigeno, collegandola alla guerra di Kurukṣetra, e facendoci capire che quello era già il V giorno. E qui noi abbiamo collegato questo evento a quanto accaduto circa 2,5 milioni di anni fa (se si guarda la Goccia, il fatto che ciò venga indicato è tra parentesi con l’indicazione n.d.a. = nota dell’autore). Però, tale informazione non sembra tornare con quanto abbiamo detto prima dei Manu: Kṛṣṇa, protagonista di quella battaglia, asserisce che in quel periodo erano al IV Manu; Lilith parla che l’evento ha fatto ripetere il V giorno; quindi, come se il giorno fosse già quello. Come sistemare tutto questo?

Oltre a questo rompicapo, se guardiamo i cicli impazziamo! Ricapitoliamo velocemente: un ciclo completo baktum sono 144.000 giorni, un giorno Polare 2.592.000 anni e tutto sballa! Ma in india? Qui le cose si complicano ulteriormente!

Facciamo una tabella di sintesi:
  • 1 giorno terrestre (dall’alba al tramonto) = Mahāyuga = 4.320.000 anni (stiamo parlando solo della parte luminosa della giornata, andrebbe moltiplicato per due per ottenere un giorno di luce e tenebra, quindi 8.640.000 anni)
  • 1 giorno di Brahama = 1 kalpa = 1.000 mahāyuga (o 1000 giorni terrestri) = 4.320.000.000 anni (o 8.640.000.000 anni se prendiamo giorno e notte)
  • Vita di Brahma = 1 mahākalpa = 100 anni di Brahma = 1 kalpa X 360 X 100 = 311.040.000.000.000 anni (questo risultato è tenendo conto del giorno e della notte)

Qui non torna nulla! Aggiungendo i cicli studiati nella Chiave le cose peggiorano:
  • 1 giorno platonico = 1° nella precessione degli equinozi = 72 anni
  • 1 anno platonico = 1 giorno platonico X 360 = precessione completa degli equinozi = giro completo dei 12 segni zodiacali = 25.920 anni
  • 1 giorno Polare = 100 anni platonici = 2.5920.000 anni

[Nota >> facendo delle riflessioni ora, mentre si sta scrivendo, una cosa non torna della Chiave: il Giorno Polare sembra più un anno Polare, perché è il risultato di 7.200 anni, cioè un grado Polare, per 360°. Si è provveduto prontamente a ricontrollare il documento avuto tra le mani e non c’è questo passaggio, ma indubbiamente, così come c’è il giorno platonico che è un ciclo di 72 anni, c’è anche un ciclo di 7.200 anni troppo somigliante al giorno Polare, mentre il valore di 2.592.000 anni ha più la sostanza dell’anno Polare. Tuttavia, rimangono mie riflessioni.]

Non si riesce a fare raffronti con nulla! Forse il buon René aveva ragione a dire che dipende dai livelli, ecc. ecc. ecc.

Oppure! Oppure chiudiamo la parte razionale, ci apriamo al noumeno, lasciamo che la noetica faccia il suo lavoro e così ci dimentichiamo di riferimenti temporali (anno, giorni, ecc.), degli zeri e usiamo solo la matematica posizionale studiata nella Chiave! Ciò porta ad avere che un kalpa (giorno + notte) è 864, un giorno Polare è ungueale a un anno platonico, cioè 2.592. Ma non è questo il ciclo da prendere, quello da utilizzare è il valore di un giorno platonico, cioè 72 (in quanto il kalpa è un giorno di Brahama). La domanda qui è quale ciclo usiamo per i Maya? Quello di 52 anni, equivalente a 1.872, oppure il Baktum, equivalente a 144? A differenza degli altri sistemi, tuttavia, non c’è una gerarchia di cicli. Nei Maya esiste solo il Baktum, che in base al suo numero e all’intersezione con il ciclo di 52 anni, determina la gerarchia degli eventi, come il cambio del Sole. Normalizzare questo, portandolo a poterlo paragonare ad un ciclo come negli altri due sistemi, non è facile. Il motivo è che un Baktum non corrisponde a nulla di simile presente negli altri sistemi. Non sembra collegato a una circonferenza (giorno o anno per esempio). Il sistema calendariale lungo aveva, come visto sopra, una gerarchia numerica basata sul 18 e sul 20. La loro moltiplicazione fa 360; quindi, sembra rifarsi alla circonferenza, ma solo nei livelli bassi, per poi, all’ultimo livello, tornare al 20. 20 può essere riferito all’arco che la lancetta dei minuti ha percorso dalle 00 alle 20, pari a 120 gradi della circonferenza. Oppure può riferirsi a 20/50 (o 2/5) di circonferenza, cioè ad un arco di 144°. Nel primo caso vorrebbe dire che per percorre un’intera circonferenza ci vorrebbero 3 Baktum, nel secondo 2,5 Baktum. Nel primo caso, un grado verrebbe percorso in 144.000 giorni X 3 / 360° = 1.200 giorni per percorrere 1°. Nel secondo caso verrebbe 144.000 giorno X 2,5 / 360° = 1.000 giorni per percorrere 1°! Oppure, un Baktum, con i suoi 144.000 giorni, è davvero in ciclo interno, quindi il risultato sarebbe 144.000 giorni / 360° = 400 giorni per percorrere 1°. Vediamo come si comportano questi valori se messi in relazione con gli altri cicli:
  • Caso 3 Baktum per percorrere 360°
    • Giorno platonico (gp) / Baktum = 72/12 = 6
    • Kalpa / Baktum = 864/12 = 72
  • Caso 2,5 Baktum per percorrere 360°
    • gp / Baktum = 72/10 = 7,2 (qui è l’unico caso in cui si deve prendere almeno uno 0)
    • Kalpa / Baktum = 864/1 = 864
  • Caso 1 Baktum per percorrere 360°
    • gp / Baktum = 72/4 = 18
    • Kalpa / Baktum = 864/4 = 216
  • Kalpa / gp = 864/72 = 12

[Nota >> Perché, prima, nel raffronto con il kalpa non abbiamo preso il giorno Polare (che sembra essere simile nel significato)? Perché esso, il giorno Polare, è 100 volte l’anno platonico, come studiato ne “la Chiave Ermetica”:

Un Giorno polare è pari a cento Anni solari.

Nel mondo indù c’è solo un rapporto che dice che un’unità temporale è 100 volte l’altra e si tratta del mahākalpa, che sono 100 anni di Brahma (nel fare i calcoli, la relazione deve essere rispettata). Si ripropone lo schema dei valori per cercare di memorizzarli meglio:
  • 1 giorno platonico = 72 anni = 72
  • 1 anno platonico = 25.920 anni = 2.592
  • 1 giorno Polare (cioè 100 anni platonici) = 2.592.000 anni = 2.592
  • 1 giorno di Brahma = 1 kalpa = 1.000 cicli yuga = 4.320.000.000 anni = 432 (da moltiplicare per due per ottenere un giorno completo)
  • 1 anno di Brahma = 1 giorno X 360 = 1.555.200.000.000 anni = 15.552 (da moltiplicare per due per ottenere un anno completo)
  • 1 mahākalpa = Vita di Brahma = 100 anni di Brahma = 155.520.000.000.000 anni = 15.552 (da moltiplicare per due per ottenere la vita completa)
  • 1 Baktum = 144.000 giorni = 144

Fine Nota]


Perché fare tutti i calcoli sopra la nota? Per capire la velocità! Vediamo di espletare la questione. Essa risiede in una cosa molto semplice: le tradizioni dove nascono? Con quale riferimento al tempo vengono rivelate?

Facciamola ancora più immediata!

Prendiamo sempre il nostro amico Rovelli, che studia il tempo. Lui ci dice che più ci avviciniamo a un qualcosa che esercita una forza di gravità sempre più elevata, più il tempo rallenta. Quindi mille anni per uno può essere solo un giorno per un altro. Oppure, un giorno per uno può essere miliardi di anni per un altro. Ascoltate questo! Nel bordo del buco nero passa un secondo per me, mille e mille anni fuori! Il tempo è relativo e le tradizioni hanno attinto da ipostasi che non stanno tutte allo stesso livello! Più salgono di vibrazione, più il tempo scorre veloce (anche se, come abbiamo visto, grazie all’amrita posso bypassare tale problema).

Ecco perché non si riesce mai a quadrare fino infondo il tutto. Chi parla di giorni, di migliaia di anni, chi di milioni di anni, chi di miliardi di anni. Il punto non è chi ci ha fornito queste tradizioni e i suoi valori, il punto è la nostra limitatezza nel pensare che il tempo sia uguale ovunque! Ciò che non cambia è l'essenza del significato dei numeri nella matematica posizionale, così come abbiamo visto ne “la Chiave Ermetica”. Se si capisce questa matematica, tutto torna! Questa è la matematica che sorregge l’universo!

Troniamo ai rapporti sopra. Nelle righe più in alto abbiamo visto come il rapporto tradizione indù / la chiave ermetica è 12! Significa che nelle sfere in cui abitano le ipostasi che hanno insegnato i cicli indù, il tempo scorre 12 volte più veloce rispetto a coloro che hanno fornito la Chiave. Mentre, tra ciò che abbiamo studiato nella Chiave e i Maya, la velocità dipende molto da come si considera il ciclo. Il nostro tempo può scorrere 18 volte più veloce del loro, 7,2 volte o 6 volte; tutto è in relazione se ci vuole 1, o 2,5, o 3 Baktum per compiere la circonferenza del ciclo temporale. Ma… Ma se si prova a moltiplicare i riferimenti si ottiene sempre 18!

Per capirci:
  • Ipotesi in cui 1 Baktum compie 360° della volta celeste >> 1 X 18 = 18
  • Ipotesi in cui 2,5 Baktum compiono 360° della volta celeste >> 2,5 X 7,2 = 18
  • Ipotesi in cui 3 Baktum compiano 360° della volta celeste >> 3 X 6 = 18


Il sistema dei Maya è stato insegnato da coscienze che vivono in un luogo in cui il tempo è più lento di 18 volte in confronto al nostro, quindi (dicendolo alla Rovelli) che vivono più in basso rispetto a noi.

Dato spazio alla poetica, vediamo come essa possa ancora aiutarci a sistemare la questione delle razze, delle Gocce e di quanto discusso in Mastodon.

La prima cosa da armonizzare sono i 5.200 anni della Goccia del 2021 e della mia lectio dello stesso periodo, con il lasso di tempo della Goccia del 2023. Quali informazioni abbiamo dalle due Gocce? Dal Barlume 2023 che c’è stata la catastrofe dell’ossigeno e che questo ha fatto ripetere il V giorno. L’Associazione ad un periodo temporale storico non è di Lilith, ma nostro come detto! Non escludiamo di aver sbagliato a identificare il tutto a causa degli studi che in quel periodo stavamo facendo proprio sulla Chiave Ermetica. L’aggiunta ci è venuta naturale, cercando nel web cosa fosse quello che sembrava essere la catastrofe dell’ossigeno. Banalmente, ricercando nuovamente oggi nel web salta fuori un dato discordante: c’è chi parla di 2,5 milioni di anni fa, che tornerebbe con un giorno polare come parlato nella Chiave. C’è chi parla di 3,5 miliardi di anni fa, quindi non tornerebbe affatto. A noi, tuttavia, interessa il riferimento del giorno cosmico, che per la Chiave è 2.592.

Nell’altra, sappiamo che ci indica specificatamente 5.200 anni, esponendo che si tratta della fine del V Sole e di conseguenza l’inizio del VI, che coincide con la fine del XIII Baktum. Le cose, da lì in avanti, sarebbero state in dissolvenza, come vuole quanto insegnatoci dalla nostra Regina a riguardo del VI Sole. L’eclissi, menzionata nella Goccia, avvenne proprio il Giorno di Luna Nera, il 04/12/2021!
La domanda è: sono duce cose differenti o si conciliano i due insegnamenti?

Ipotizziamo di tradurre i 5.200 anni nel relativo valore del calendario Maya: 13.0.0.0.0; otteniamo così quel 1.872.000 giorni. Questo è il valore per i 5 Soli . Ogni sole, quini, avrebbe una durata di 1.872.000 / 5 = 374.400 giorni, cioè 2,6 Baktum ciascuno. Ops, nessun ciclo visto prima ha questo valore! Abbiamo 1, abbiamo 2,5 o abbiamo 3, ma 2,6 Baktum proprio no! Potrebbe essere che i Soli non abbiano avuto la stessa durata, ma non quaglierebbe con la Chiave e i cicli indù che sono fissi! Non chiedetemi come, ma se fate:
  • 1.872.000 (i 5 Soli Maya) x 18 (adeguamento tempo) = 33.696.000
  • 2.592.000 X 5 (così da calcolare il tempo totale per 5 Soli secondo la Chiave) = 12.960.00
  • 33.696.000 / 12.960.00 = 2,6
  • 2,6 / 2,6 Baktum (cioè i cicli Baktum per un Sole) = 1

La regola è valida anche se arrivate al VI sole, cioè al 15,6 Baktum. Aggiornando i calcoli, il risultato è 1! Ciò ci fa capire che il tempo totale torna. Ammetto che sto ancora indagando a riguardo di quel 2,6: se è qualcosa legato agli archi dei cerchi, oppure al referenza linearità - circonferenza dei sistemi, oppure è un coefficiente di attenuazione della differenza temporale (anche se facendo 18 / 2,6 si ottiene un valore del tipo 6,923076… scomodo per fare i conti), una costante che non ho trovato, al seno e coseno, ecc.

Ultima curiosità! Se si prende un Baktum (144.000) e lo si moltiplica per 18 (attualizzazione temporale) si ottiene 2.592.000! Questo calendario è in relazione con i giorni Polari in un modo sorprendente!

Sta di fatto che Lilith non ha mai sbagliato e non ci ha mai portato fuori strada, eventualmente siamo noi che non abbiamo capito! Ci ha voluto insegnare che siamo noi a pensare in un solo modo; quando là, oltre il velo, le cose sono differenti!

Ma non è finita, perché ci ha parlato anche delle shemiṭṭot! Questo nella Goccia di marzo 2024.

Qui sappiamo che lo Zohar parla di 8 cicli così composti 7.000 X 7 volte, per un totale di 49.000 anni, per poi arrivare all’ottavo periodo di 1.000, il grande Giubileo finale, per poi tutto dissolversi e ripartire. Il punto è che qui, per come la dottrina viene esposta del testo scaro, non si capisce se si tratta di Soli di Soli, oppure 7.000 è un sole e al suo interno si svolge la Torah di quella specifica creazione. È molto probabile che sia questa l’interpretazione corretta. Tuttavia, siccome questa visione nel tempo non è stata più approfondita, la visione che ha prevalso è quella dell'uguaglianza 1.000 anni un giorno della creazione, per cui tutto si deve compiere in 7.000 anni storici vivibili. Ciò che emerge abbastanza immediatamente è l'uguaglianza coi Maya: un sole, nelle due trazioni, dura circa 1.000 unità temporali. Emerge, da queste info, che tale tradizione sembra discostarsi nell'apparenza dalla Chiave: l'insegnamento delle shemiṭṭot non sembra rispettare la durata uguale a 9 e non pare avere i canonici 8 cicli. Ciononostante, affidandoci alla noetica si ottiene: per il 9, un millennio va da 0 a 999 giorni e quindi è rispettato! Per l’ottavo ciclo, se vogliamo, quando il creato viene restituito al Caos!

Il concetto di shemiṭṭot è stato ben insegnato dalla nostra Regina. La questione è che esso andava approfondito, perché come tutti i Barlumi, essi sono solo un punto di partenza, per aprire le porte a qualcosa di sempre più ampio. Il concetto di shemiṭṭot (cicli) è espresso nel Sefer ha-Temunah. In questo testo emerge che, secondo l’autore, noi siamo ora nella shemittah del giudizio, dominato dalla Sefirah Gevurah e dal principio della giustizia rigorosa. Nella concezione dell’autore, alcune anime della shemittah precedente esistono ancora nella nostra, governata da una legge universale di trasmigrazione che include anche il regno animale. La shemittah di Din ("giudizio") era cominciata esattamente al tempo in cui era stata data la Torah, mentre tutto ciò che l'aveva preceduta apparteneva alla fine della shemittah di Hesed ("amore"). La shemittah precedente è vista come una sorta di Età dell’Oro, così come la successiva, quella di Tiphareth.

La teologia dei cicli qui descritta è, ovviamente, quella dei 50.000 anni per il grande Giubileo universale, dove ogni giorno della creazione, non dura 1.000 anni, ma 7.000 anni, con 7 cicli fino all’VIII, l’ultimo millennio, in cui tutto verrà dissolto. Questa teologia mostra un altro fatto, che ora – secondo l’autore - saremmo nel II Sole: dato che i tre superni (Kether, Chokmah e Binah) non si considerano come attraversanti il velo, la prima Sephirah che lo attraversa è Hesed; per cui Geburah, la Sephirah della Din, è la seconda! In questi termini sembrerebbe avere ragione il Massone della loggia “La Perfetta Amicizia”: siamo nel II Sole. Questo è verso qualora questo sia il flusso di discesa delle scintille di Ein Sof, ma lo Zohar sostiene che esse sono tutte discese e che, quindi, ora bisogna farle risalire. Con questa prospettiva, quella della risalita, tutto cambia: partendo da Malkuth e arrivando a Gebhurah ci sono VI Sephirah, quindi questo è il VI Sole, il Sole di Giustiza, quello in cui siano entrati secondo le Gocce qui analizzate. Thiphareth sarebbe stato prima e Hesed dopo. In questa conformazione il tutto torna con il ciclo dei Soli insegnati da Lilith: nel ciclo prima l’era del Cristos (V Sole in Thiphareth), ora la giustizia (VI Sole in Geburah), poi l’amore (VII Sole in Hesed) o sabato cosmico e, infine, l’VIII Sole di rientro nei superni e quindi in Ein Sof (modesto mio parare: i Cabalisti medievali erano bravi a dare gli insegnamenti al contrario, in modo che solo chi conosceva davvero il cuore della dottrina era preparato per poter cogliere il reale significato).

Potrebbe nascere l’obiezione che questa ascesa non torna con i concetti di Kali Yuga e di “grezzatura” delle specie. Il punto è che nella Cabala, in questo caso nel Sefer ha-Temunah che parla delle shemiṭṭot, non si fa mai riferimento alle specie umane come poi il movimento Teosofico e Antroposofico porteranno alla ribalta. Il concetto di Kali Yuga e quant’altro hanno come base il concetto evolutivo della coscienza collettiva di chi cammina nel Regno. Nel concetto di discesa e ascesa dell’Albero, c’è invece l’evoluzione psicologia di Ein Sof. Ecco perché qui si parla, eventualmente, di scintille (anime) che trasmigrano da shemittah a shemittah, che è una cosa diversa che parlare di specie, argomento non toccato dai cabalisti! La domanda che questi sognori si pongono è: come si esprime la volontà di Ein Sof nel Regno? Quale qualità di Ein Sof è attiva ora, così che noi possiamo comprenderla e, conoscendola, apprendere meglio la Volontà dell’Uno? In altri termini, i cabalisti si sono sempre interrogati avendo a mente la prospettiva di comprensione della Volontà di Ein Sof. Di chi poi camminava nel Regno, l’unica cosa che interessava era (ed è) se hanno la scintilla divina, oppure no! Un’evoluzione della specie, in questa tradizione occidentale, è assente. Altra cosa che può far storcere il naso sono i numeri dei cicli. Ovviamente, a prima vista, sembrano non tornare con le altre tradizioni. In realtà, come visto per il calendario Maya e come visto prima sul discorso del flusso spirituale (discesa/salita), mettendosi lì e facendo dei calcoli, si riesce ad armonizzare.

A noi, di questo libro, interessa, ciononostante, un’informazione in particolare: “alcune anime della shemittah precedente esistono ancora nella nostra”. Questo dimostra la fondatezza di uno degli assiomi della Teosofica e cioè che le razze radice si compenetrano e, soprattutto, non vi è uno sviluppo lineare. Per questo ci viene detto che ad:

Ogni tentativo di dare qualche data precisa porterebbe solo una confusione senza speranza, perché le Razze, le Sotto razze ecc., fino alle più piccole diramazioni, sono sovrapposte e intrecciate fra loro, fino a rendere impossibile separarle.

Chi sta scrivendo è d’accordo con questa frase, perché il discorso riguardante le razze non riguarda quella umana, se non nell’ultimo Sole. Vediamo di capirci! La teosofia e l’antroposofia eseguono questa divisione: Razza, Sotto razza, Famiglia. Dicono che per ogni Razza ci possono essere sette Sotto razze, e per ogni Sotto razza ci sono sette Famiglie. Non entro nella veridicità di questo assioma. Come visto, la Cabala, la tradizione alla base dalla nostra Via, non indaga questo (e poi capiremmo il perché e capiremo anche perché Lilith stessa non ha mai parlato di razza). Inoltre, le due correnti sopra menzionate, dicono che introno alla IV/V diramazione del livello precedete, si sviluppa un nuovo ramo del sottolivello. Per spiegarci:
  • I Razza
    • I Sotto razza presente
      • I Famiglia
      • II Famiglia
      • III Famiglia
      • IV Famiglia
    • II Sotto razza in formazione
      • V Famiglia della Sotto razza I
      • I Famiglia della Sotto razza II
      • VI Famiglia della sotto razza I
      • II Famiglia della sotto razza II
      • VII Famiglia della sotto razza I (ultima)
    • II Sotto razza pienamente formata
      • III Famiglia della sotto razza II
      • IV Famiglia della sotto razza II
    • III Sotto razza in formazione
      • V Famiglia della sotto razza II
      • I Famiglia della sotto razza III
      • ...
      • ...
  • II Razza in formazione
    • V Sotto rozza della Razza I
      • ...
      • ...
    • I Sotto razza della Razza II
      • ...
      • ...

Questo sopra è lo schema! La commistione è alta, ma se si nota, per come viene spiegata, non c’è mai una fine e uno inizio: c’è una spedizione! Ad un certo punto succede qualcosa che fa prendere una direzione differente, pur la vecchia continuando.

[NOTA >> come abbiamo studiato negli appunti “L’Inganno del Bello”, l’evoluzione è un modo per oppiare la mente. L’oppio più gustoso è proprio l’idea di evoluzione della rezza! Liberi di crederci, consapevoli che fu alla base dell’operato del “Baffetto”! I concetti che portarono all’idea di Razza Ariana furono presi proprio dalla Blavatsky, per il tramite della società Thule, connessa a questa signora Ucraina.]

Dove si trova una correlazione ciclo razza? Leggendo Esidio sembra essere così: Razza <> Ciclo. Nel suo scritto “Opere e Giorni”, racconta:

Se lo desideri, coronerò il mio discorso con un altro racconto esposto bene e acconciamente; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli dèi. Dapprima un'aurea generazione di uomini mortali crearono gli Immortali, abitatori delle case d'Olimpo: s'era ai tempi di Crono, quando egli regnava sul cielo. Gli uomini vivevano come dèi, avendo il cuore tranquillo, liberi da fatiche e da sventure; né incombeva la miseranda vecchiaia, ma sempre, fiorenti di forza nelle mani e nei piedi, si rallegravano nei conviti, lungi da tutti i malanni: e morivano come presi dal sonno. Tutti i beni erano per loro, la fertile terra dava spontaneamente molti e copiosi frutti ed essi tranquilli e contenti si godevano i loro beni, tra molte gioie. Ma dopoché la terra ebbe nascosto i loro corpi, essi divennero spiriti venerabili sopra la terra, buoni, protettori dai mali, custodi degli uomini mortali; e sorvegliano le sentenze e le opere malvagie; vestiti d'aria, si aggirano su tutta la terra, datori di ricchezze: essi ebbero questo onore regale.

Una seconda generazione, argentea, fu poi creata da quelli che abitano le dimore d’Olimpo, molto peggiore e per nulla simile, sia nell'aspetto che nell’animo, a quella dell’oro. Per cento anni il fanciullo viveva presso la saggia madre, pargoleggiando, molto stolto, nella sua casa. Quando poi cresceva, e perveniva al fiore della giovinezza, poco tempo essi vivevano ancora, soffrendo affanni per la loro stoltezza, né s’astenevano, l’un con l’altro, dall’orgogliosa protervia. In seguito, Cronide Zeus, sdegnato, li fece sparire, perché essi non onoravano gli dèi beati, abitatori dell’Olimpo. Ma come la terra nascose anche questi, essi sono chiamati inferi beati mortali, demoni inferiori, ma comunque anche a loro un onore si accompagna.

Il padre Zeus creò la terza età, del bronzo, di uomini mortali, dissimile da quella argentea: violenta e terribile, la cavò fuori dai frassini. A questi umani stavano a cuore le opere luttuose e le violenze di Ares, né mangiavano pane bensì avevano il cuore di ferro e senza paura. Erano orrendi: immane vigore e invincibili braccia nascevano dalle spalle sopra i corpi possenti. Di bronzo erano le armi, di bronzo le case, e lavoravano col bronzo, né v'era ancora il nero ferro. Domati dalle stesse loro mani, scesero nelle squallide dimore del gelido Ade, senza nome la nera morte li colse, sebbene tremendi, ed essi lasciarono la splendida luce del sole.

Ma quando la terra ebbe nascosto anche questa generazione, il Cronide Zeus, sulla terra nutrice di molti, ne creò ancora una quarta, più giusta e migliore, stirpe celeste di uomini-eroi, chiamati semidei, che venne immediatamente prima della nostra sull'interminabile terra. Ma la guerra malvagia e la terribile mischia ne distrusse alcuni mentre combattevano sotto Tebe dai sette portali, nella terra Cadmea, per i greggi di Edipo, altri ancora ne distrusse conducendoli, entro le navi, al di là dei grandi abissi del mare, a Troia, per Elena dalla chioma fluente.

La terra soffriva troppo sotto il peso degli uomini, diventati troppo numerosi e Zeus decise di provvedere a un suo alleggerimento.

Mai io avrei voluto trovarmi con la quinta stirpe di uomini: ma o prima morire o nascere dopo. Ora, infatti, è la stirpe di ferro: né mai di giorno cesseranno di distruggersi per la fatica e per la pena, né mai di notte: e gli dèi daranno pensieri luttuosi; tuttavia, anche per essi i beni saranno mescolati ai malanni, e Zeus distruggerà anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie. Il padre non sarà simile ai figli, né a lui i figli, né l'ospite all'ospite o il compagno al compagno né il fratello sarà caro così come prima lo era. Non verranno onorati i genitori appena invecchiati, che saranno, al contrario, rimproverati con dure parole.

Sciagurati! Ché degli Dèi non hanno timore. Questa stirpe non vorrà ricambiare gli alimenti ai vecchi genitori; il diritto per loro sarà nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le città. Non onoreranno più il giusto, l'uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all'apportatore di male e al violento; la giustizia risiederà nella forza delle mani; non vi sarà più pudore: il malvagio, con perfidi detti, danneggerà l'uomo migliore e v'aggiungerà il giuramento. La Gelosia malvagia, maledica e dallo sguardo sinistro, s'accompagnerà con tutti i miseri umani. Allora dalla terra dalle larghe contrade, in bianchi veli, nascondendo il bel corpo e lasciando i mortali, la Coscienza e la Nemesi andranno verso l'Olimpo, a popolo degli Immortali; ma gli affanni luttuosi resteranno ai mortali, né vi sarà difesa contro il male.

[NOTA >> leggere l’ultima parte sembra di leggere quanto i rabbini raccontano in merito alla venuta del Messia e questo è già una correlazione molto importante!]

La IV Razza, quella degli Eroi, è presente anche in Genesi 6 coi Gebburim:

Ora, poiché gli uomini [viventi in civile consorzio] incominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra, e nate furono loro (anche molte) figliuole. I (cosiddetti) figli di Dio [uomini agresti e più forti dei primi] avendo trovate belle le figlie degli uomini, si presero delle donne, tutte quelle che scelsero. Il Signore disse: Lo spirito mio non resterà perpetuamente perplesso intorno all’uomo [se punirlo, perdonargli], nel pensiero ch’egli è di carne Egli [l’uomo] abbiasi (ancora) cento e venti anni. I giganti furono al mondo in quel tempo, ed anche in seguito; poiché i (cosiddetti) figli di Dio accompagnavansi colle figlie degli uomini, e queste avevano prole da quelli. Sono questi gli Eroi dei tempi antichi, quegli uomini di fama.

Questo passo di Genesi, nella traduzione dell'esegeta e cabalista Samuel Davide Luzzatto, non fa che confermare Esiodo: ad un certo punto viene creata la razza degli Eroi! Si noti comunque che c'è un qualcosa che la crea, così come le altre, non è evoluzione, è speciazione! Il Signor Kṛṣṇa è, perlappunto, uno di questi signori (essendo proprio un incrocio)!

Ai fini del nostro studio, le cose importanti che emergono da questo scritto ellenico antico, riguardano i paralleli con i Brāhama. La prima generazione, i Deva, era qualcosa di mortale che acquisisce la qualifica di Dèi (speciazione).

Gli dèi ebbero paura della morte che è la fine, che è l’anno, che è Prajāpati. Che con i giorni e le notti non metta termine alla nostra vita! Offrirono dei sacrifici e non ottennero l’immortalità. Eseguirono altri riti… e non ottennero l’immortalità. Continuarono ad adorare, a fare penitenze, disidrosi di ottenere l’immortalità...

… Prajāpati allora insegna agli Dèi i riti necessari.

Così fecero gli Dèi, e divennero immortali.
[Śat, X, 4, 3, 3-8]

Stessa struttura raccontata nei Brāhama. Ma c’è una cosa:

Gli Dèi vivono di ciò che si offre loro quaggiù, come gli uomini vivono dei doni che vengono loro dal mondo celeste.
[Taitt.S., III, 2, 9, 7]

Il sacrificio è il carro che porta gli Dèi.
[Ait. X, 5, 1]

Senza sacrificio, gli Dèi non sopravvivono, per cui trova perfettamente senso quanto scritto dal nostro poeta ellenico antico nella sua opera: Zeus elimina tutti quelli che non sono in grado di offrire quanto a lui e ai suoi compari è necessario per sopravvivere! Ma bisogna leggere bene! Di tutte le quattro menzionate, solo la seconda razza è disprezzata tanto da Zeus da farla sparire, anche se non è stato lui da solo a farla apparire. Ciò ricorda molto questo:

Prajapati emise gli Asura... Non appena li ebbe emessi, vi furono come delle tenebre. Egli comprese: Ho di certo emesso il male, poiché, non appena lo ho emessi, ci sono state delle tenebre. E allora li trafisse con il male, e così andarono in rovina. Perciò si dice: tutte le faccende degli Dèi e degli Asura riferite sia nell’esegesi che negli episodi, tutto ciò non esiste. Infatti, Prajapati li ha trafitti con il male, ed è così che sono andati in rovina.
[Śat. XI, 1, 6, 8-9]

E va ricordato che: Gli Dèi sono usciti dalla bocca stessa di Prajapati; gli Asura sono nati dai suoi organi inferiori.
[Śat. XI, 11, 6, 7-8]

Sfortunatamente, il sacrificio è un bene indivisibile, e le due parti lo agognano con uguale ardore.
[Śat. I, 7, 2, 22]

Gli Asura prevalgono per vigore corporeo, ma il sacrificio è questione di scienza, e gli Asura saranno sconfitti.
[Śat. I, 5, 3, 2]

Nei Brahmana, gli Asura nascono prima degli Dèi. Il punto è che non sono in grado di essere come gli Dèi. Gli Dèi (o Deva) riescono a fare qualcosa che lì rende una specie superiore! Fanno qualcosa che permette la loro speciazione! Proprio come raccontato dal nostro cantore ellenico antico per la prima generazione. Nasce qualcuno capace di recuperare qualcosa che lo rende diverso, ma la sua natura originaria non era diversa. Quel qualcuno lo riesce a speciarsi da solo e gli altri, per qualche motivo, o sono inferiori, o non sono in grado di replicare. Quando ciò avviene, anche in natura, la nuova specie domina su quella vecchia! Si rilegga bene quanto scritto dal poeta greco: la seconda generazione non è plasmata da Zeus direttamente, come la terza e la quarta, ma dai più generici abitatori dell’Olimpo, e questo torna anche con i Brahmana: gli Dèi vollero procreare come Prajapati. Di questa seconda generazione, poi, è Zeus che si infastidisce e si muove per eliminarla! Ecco cosa narrano i Brahmana a riguardo:

Attraverso la perfezione del sacrificio gli Dèi sono giunti al mondo celeste; attraverso i defetti del sacrificio gli Asura sono stati sconfitti.
[Taitt.S. I, 6, 10, 2]

Gli Dèi completarono il sacrificio; appena l’ebbero compiuto, ottenero la verità tutta intera; quindi, gli Asura furono abbattuti. Gli Dèi furono, gli Asura persero tutto.
[Śat. IX, 5, 1, 27]

Ucciso Vṛtra (drago cosmico, N.d.A.), il vittorioso Indra si rivolge a Prajapati: Voglio essere ciò che tu sei, voglio essere grande! Prajapati gli disse: E io allora, chi sarò? Sarai, rispose lui, ciò che hai detto. E Prajaparti ricevette il nome Chi?
[Ait. XII, 10, 1]

La terra apparteneva dapprima agli Asura; quanta se ne può vedere stando seduti, tanta ne avevano gli Dèi. Gli Dèi dissero: “Che anche noi possiamo averne”. “Quanta ve ne diamo?”. “Datecene quanta per tre volte questa femmina di sciacallo ne fa il giro”. Indra si mutò in femmina di sciacallo e fece tre volte il giro della terra, ed essi ottennero la terra.
[Taitt.S. VI, 2, 4, 3-4]

Siccome erano in disaccordia fra loro (fra gli Dèi, N.d.A.), gli Ausra e i Rākṣasa si misero a inseguirli. Gli Dèi lo capirono: ecco, stiamo peggiorando, gli Ausra e i Rākṣasa si sono messi a inseguirci; stiamo servendo gli interessi dei nostri nemici. Suvvia, mettiamoci d’accordo e obbediamo all’autorità di uno solo. Riconobbero Indra come loro capo.
Śat. III, 4, 4, 1-2

Indra è Zeus e i parallelismi sono incredibili! Diventa capo degli Dèi per acclamazione! Si approfitta lui degli Asura e dalla loro “ignoranza”. Prajapati, invece, è la sostanza che, scissa, permette che la Vita entri nell’apparenza. Cronos nel racconto di Esidio. Anche Prajapati cerca di mangiare i nati da lui, esattamente per lo stesso motivo che mantiene in vita gli Dèi: il sacrificio! Essendo sua discendenza, sente di avere il diritto di usarla per mantenersi in vita. Oltre a questi sincretismi, è incredibile come qui sia raccontata la speciazione! Una qualità di esseri viventi riesce a diventare qualcosa di superiore, un'altra no! Tra i due si instaura un attrito per possedere quello che ha l'altro. La specie superiore sente di avere più diritti di chi non ha le medesime caratteristiche, a tal punto che vuole essere come la fonte prima della Vita. Da qui il parallelismo tra il narrato del Mito greco e quello brahminico. Con la terza e la quarta generazione, Zeus non interviene, così Indra che non intraprenderà mai guerre contro specie diverse. Le rende presenti nell’apparenza, come farà Indra nel vedismo, ma eviterà di interferire, se non per “alleggerire” la situazione. Interverrà, così dice Esidio, con la V (in formazione al tempo della narrazione).

Eppure, in tutto questo discorso, nessuno fa mai riferimento ai cicli dei Soli. È come, per l’appunto, se le razze si compenetrassero e fossero solo ridotte / eliminate, in base a qualcosa che è probabilmente riconducibile al ciclo, ma come effetto che questo ha sulla psiche dei protagonisti. Esattamente come succede quando le api creano alveari in luoghi differenti: le correnti d’aria determinano la struttura della loro casa. Ma nulla vieta di ipotizzare che le stirpi si siano intrecciate e, come spiega il Sefer ha-Temunah, le scintille siano passate ad altra shemittah, originando un inizio del periodo nuovo più articolato del periodo precedente. Si potrebbe ipotizzare che le prime tre Razze siano riconducibili ai precedenti esperimenti di Ein Sof, descritti nello Zohar (rileggere Scholem all’inizio, dove parla delle scintille del fabbro che si spengono, se non ci si ricorda più di cosa si sta parlando qui). A me vien più da pensare che si tratta di questa settimana cosmica (per usare un concetto della Chiave). Il fatto è che mentre il giorno è netto, o comunque è più delimitato come compenetrazione, le Razze sembra di no! Per questo i cabalisti non ne hanno mai trattato, troppo difficile conciliare la questione. A loro interessava, come detto sopra, l’evoluzione coscienziale di Ein Sof, proprio perché ha effetto sulla formazione dell’apparenza in Malkuth, piuttosto che studiare puntualmente come questa poi veniva realmente trasmutata in fisicità. Se si è nel giorno di Geburha, questo si manifesta solo con la spada! In altri termini, molto dionisiaci e poco apollinei. Si noti che Lilith, come i cabalisti, non parla mai delle Razze, ma dei Soli, proprio perché è lì racchiuso il secreto per la comprensione degli eventi! Ma allora perché nella Goccia menzionata da Frater LRC IGNIS, la nostra Regina dice che il giorno V è stato ripetuto? I cicli hanno compito di sintropia coscienziale: portare a Ein Sof più talenti di quanti ne sono scesi. Parafrasando Yeshua: il grando del raccolto da mettere nel granaio per l’inverno. Ma se alla fine del ciclo, chi ha vissuto quel ciclo, non ha portato taleti? In altre parole, se l’agricoltore mietendo il campo, non raccoglie grano, ma solo pula? Cosa succede? Può essere considerato un raccolto utile per l’obiettivo di quello specifico ciclo? La questione a cui si allude è questa: qual è la volontà di Ein Sof? Possiamo arrivarci analizzando ancora i Brahmana:

Prajapati è come la mente
[Samavidh I, 1, 4]

Prajaparti ebbe il desiderio di procreare...
[Taitt.S. VII, 1, 1, 4]

Il desiderio è avere l’altro, che si trasforma in volontà di farlo emergere nella manifestazione. L'insegnamento della nostra Scuola riguardante l'arche, la philia e la volontà! Ma se questo altro gli si rivolta contro? Se questo altro se ne va e l’abbandona? In altre parole, se non semina e non cura il campo offertogli? Ma chi vorrebbe che il campo non fosse seminato e il grano curato, così da non avere il raccolto?

Per esempio, gli Asura, per citare Stainer. Ma anche gli Dèi stessi, abbiamo visto prima Indra che è desideroso di avere la grandezza di Prajaparti. Cosa può portare il non ottenere per esempio l’immortalità, oppure la grandezza? Lilith identifica questa forza antagonista in Abraxas e il motivo l’abbiamo visto nella Chiave, parlando dei suoi valori gematrici e dei suoi riferimenti all’analemma solare. Il nostro cantore ellenico antico ci mostra Zeus intervenire e, guarda caso, nella IV dinastia “alleggerire” il peso alla terra, così da non avere una messe coscienziale abbondante. La stessa cosa accaduta, come insegnatoci dalla nostra Signora, nella guerra di Kurukṣetra dove, in poco tempo, milioni di persone sono morte a causa di Krishna (la Goccia menzionata dal Frater lo specifica). Krishna è, perlappunto, un discendente da un Asura, Svarabhāna, e Ila, figlia di Manu (un Adam o - probabilmente - V specie). La sua linea dinastica è questa (da lato materno): Devaki, la vera madre, moglie del Re Vesudeva, questo figlio di Yadu, figlio di re Yayati, figlio di Nahusha, figlio di Āyus, figlio di Pururavas, figlio di Ila. Āyus era sposato con Prabha, questa figlia della Asura Svarabhānu.

[NOTA >> qui abbiamo un’altra prova delle difficoltà con i Manu! Ila sarebbe, secondo la tradizione, figlia di Vaivasvata Manu (discendente da Vivasvant Manu, quest'ultimo figlio della Deva Aditi), il settimo, il medesimo indicato da Guénon, ma lo stesso Krishna, nella Gita, indica che sono nel periodo del quarto! Meglio fare come nei Brahmana che lo nominano in questo modo:

Aditi desiderava una progenie; fece cuocere una pappa e ne mangiò il resto; le nacquero Dhätr e Aryaman. Ne fece cuocere una seconda volta, ne mangiò il resto; le nacquero Mitra e Varuna. Ne fece cuocere un'altra volta e considerò: Mangiando il resto mi nascono figli a due a due; senz'altro il profitto sarà maggiore se mangio per prima. Ne mangiò per prima, poi fece l'offerta; i due figli che erano nel suo grembo dissero: Noi due saremo come gli Áditya. Gli Aditya cercarono qualcuno per estirparli e abbatterIí. Amsa e Bhaga li estirparono e li abbatterono. Ma subito Indra si erse in alto respirando ampiamente; quanto all'altro, uscì da lei un uovo morto; è quel Martãnda cui appartengono queste creature umane. E Aditi corse verso gli Aditya: Fatemelo vivere, che non sia uscito da me invano. Dissero: Quando ci parla, non mostri orgoglio di fronte a noi. È quel Vivasvant, figlio di Aditi, da cui discendono Manu Vaivasvata e Yama.
[Maitr., I, 6, 12]

Qui c’è tutti quanto detto sopra! Aditi è una Deva antica, allo stesso di Indra. Vuole procreare come Prajapati, imitando colui che le ha dato i natali. Lo fa, generando tre razze! Stessa storia, nomi differenti! In questo caso non si parla di numeri di Manu, perché Manu è l’uomo diverso dagli umani (usciti dallo stesso Prajapati sin dall'inizio, come sembra dire i Brahmana). Nella bibbia è la stirpe adamitica, generata dagli Elohim.]


Prima, terza, quarta e quinta specie tutte in un racconto! Cosa si diceva nella lectio “Il Sesto Sole, i Cicli, la Speciazione, la Scelta e l'Auto Determinazione”?

Se ci rifacciamo, a questo punto, a Max Heindel, esoterista e astrologo danese, parlare di razze prima del periodo lemuriano non è corretto. Quindi, prima del regno di Lemuria, non vi erano razze come le conosciamo noi, ma gruppi di anime abitanti il Regno (la Terra) con caratteristiche specifiche, diverse da ciò che conosciamo oggi. Non a caso la Terra, o Malkuth, è un luogo dove lo spirito, sotto forma di Monade, discende per fare esperienza. Queste monadi man mano che si spostano verso la materia più densa, si rivestono di veicoli che gli permettono di agire sui vari piani che incontrano. Nella loro discesa, le monadi, s’incarnano suddivise in gruppi di anime, che la speciazione sembra affinare nell'evoluzione coscienziale.


La Razza lemuria è la terza, quella “fatta” dagli Dèi diventati tali (quindi la prima specie speciata) per imitazione del principio primo. Le prime due, che non sono immesse nell’apparenza, si spostano (nel senso che non sono manifestati nella realtà di Malkuth), ma il fatto stesso che siano quelli della prima generazione a dover dare il là alle altre, significa che non esiste una eliminazione, ma - per l'appunto - nuove speciazioni a causa del loro intervento, che porta le razze a posizionarsi in livelli differenti, su tempi differenti, ecc., ecc.! Ecco perché si è scritto in precedenza che secondo il sottoscritto siamo ancora nella stessa settimana cosmica. Il "giorno Polare" (per citare la Chiave) è l'evento cosmico voluto da Ein Sof al fine di fare sintropia coscienziale. Tale situazione, preme sull'individualità di coscienza entrata nell'apparenza provocando reazioni che a loro volta permettono la speciazione di altre speciazioni! Di fatto, annullando il concetto di "evoluzione" canonica come l'abbiamo in testa noi dal '700! La nuova specie convive con la vecchia e solo la pressione della nuova energia e la capacità di adattamento a tale pressione determinerà chi avrà la meglio! I Deva vincono sugli Asura non perché più forti, ma perché più capaci di cogliere la realtà. Genesi stessa testimonia la presenza di Elohim, Nephilim, Gebburim e Adam!

Lo so che i concetti di Soli richiamano uno reset, ma se andiamo a leggere bene anche chi ne parla esplicitamente, cioè i Toltechi, cosa troviamo?

  • Il Primo Sole: Ocelotonatiuh, il "Sole del Giaguaro". Logos degli antichi: "Tutto era buio e non c'era movimento. Esisteva gli Hueyac tlacah, i giganti, e le fiere divoravano gli uomini. Così terminò questo Sole";
  • Il Secondo Sole: Ehecatonatiuh, il "Sole del Vento". Logo degli antichi: "Ad Ehecatonatiuh, nahui ehecatl ("i quattro venti") diedero direzione e significato. In questo Sole, il vento si portò via tutto e gli uomini si trasformarono in ozomahtli, scimmie";
  • Il Terzo Sole: Quiahtonatiuh, il "Sole della pioggia di Fuoco". Logos degli antichi: "In questo Sole piovve fuoco e gli uomini si trasformarono in tacchini e poi in cenere";
  • Il Quarto Sole: Atonatiuh, il "Sole dell'Acqua". Logos degli antichi: "Le persone non erano oneste e l'Acqua si portò via tutto";
  • Il Quinto Sole: Ollintonatiuh, il "Sole del Movimento". Logos degli antichi: Sorse tanto tempo fa. Quando giungerà alla fine, tremerà la terra e vi sarà sofferenza e fame. Tutti moriranno";
  • Il Sesto Sole: Iztactonatiuh, il "Sole Bianco". Logos degli antichi: qui non c'è;

La razza umana rimane sempre! È una costante! Si legga bene! Nei primi quattro Soli o c'è la guerra (l'abbiamo vista), o c'è la speciazione (l'abbiamo vista) o c'è qualcosa che porta via tutto (non tutti), ma l'uomo rimane, passando al prossimo. L'unico riferimento ad una possibile cancellazione dell'uomo è nel V Sole, come detto anche da Esidio in relazione a Zeus e alla V razza. Forse perché il V è stato quello più lungo a causa del ripetersi, come ci ha detto Lilith? Abbiamo sfidato troppo la Volontà iniziale di Ein Sof? Ci stiamo, come ultima razza, spaciando in modo che non potremmo più essere utili a chi viveva grazie a noi? Siamo arrivata al giubileo finale? (cosa che non ternerebbe con le indicazioni cabalistiche che questo è il periodo di Geburah).

Qui non è questione di morale (come nel IV)! Qui non si parla di essere spazzati via perché una razza perversa! Qui troveremo la fine tutti, stando ai Toltechi! Ha più il sapore della chiusura dello Tzimtzum. Oppure di una forte speciazione che cancella il pregresso. Potrebbe essere che i Toltechi si riferissero proprio alla catastrofe dell'ossigeno e per loro tutto sarebbe finito lì e, invece, come ci ha detto Lilith, il V Sole/Giorno è stato ripetuto a motivo di permettere alla Shekhinah di portare a termine la Volontà di Ein Sof?

Rileggendo lectio in cui parliamo dei Soli e la Goccia di ottobre 2023, le cose non si escludono. Ovviamente non potremo mai avere la certezza inconfutabile di quanto ora stiamo per scrivere, ma mettendo assieme i vari insegnamenti questo è quello che emerge nel nostro animo:

[IPOTESI PERCEPITA] Nel libro Sefer Ha-yashar, un midrash del IX-XI secolo (tipo il Sefer Ḥakhmoni di Rav. Donnolo), si tratta nel capitolo 9 della torre di Babele. In questa estensione della Torah, in quanto i midrashim sono commentari con estensione di dettagli agli eventi descritti nella Torah, si narra che il giorno della sua distruzione (che potrebbe essere identificata con la fine del V Sole, dato che il diluvio, la fine del IV Sole, era già accaduto) chi la provocò determinò la distruzione in questo modo: un terzo fu inghiottita da un terremoto, che aprì la terra sottostante, un terzo fu distrutta da una pioggia di fuoco e l'ultimo terzo, la cui circonferenza è un cammino di 3 giorni d'uomo (specifica proprio questo), fu sollevata in cielo e, l'autore specifica, è ancora presente alla data in cui lui scrive il libro. Questa informazione, così precisa, è da tenere in considerazione. All'epoca un giorno di cammino corrispondeva a 20/25 km, quindi tre giorni 60/75km! Quindi una parte, piccola (rispetto al totale), è sopravvissuta. Ora, recuperando i nuovi dati astronomici, sembra che 3I/Atlas è lunga una sessantina di km! Perché andare a prendere un apocrifo e parlare di Babele, quando Lilith non ce ne ha mai parlato?

Recuperiamo Giuseppe Flavio, storico, scrittore e militare ebreo antico con cittadinanza romana. È parte di una delle famiglie sacerdotali del II Tempio più importanti del suo tempo; quindi, la storia del suo popolo la conosce. Cosa narra in merito al diluvio? (quindi il IV Sole):

I figli di Noè erano tre, Sem, Jafeth e Cam, nati cento anni prima del diluvio. Furono i primi a discendere dai monti al piano e stabilirono quivi la loro dimora; gli altri a motivo del diluvio avevano paura, ed erano dispiaciuti nello scendere in pianura, a loro rincresceva discendere dalle altitudini in quel luogo, ma quelli li incoraggiavano a seguire il loro esempio.

La pianura nella quale inizialmente si insediarono si chiama Senaar (Sumer). Dio però aveva ordinato che col moltiplicarsi gli uomini occupassero, con colonie, altre regioni affinché tra loro non sorgessero dissidi, ma coltivassero molta terra e godessero dell’abbondanza dei suoi frutti; ma – per ignoranza – non obbedirono a Dio, e colpiti da disavventure si avvidero dei loro peccati.

Dopo che la popolazione giovane fiorì in grande numero, Dio nuovamente li consigliò di fare delle colonie; ma non credevano che ogni loro bene derivasse dalla benevolenza di Lui: pensavano che la loro felicità derivasse dalla loro propria forza. E non obbedirono; anzi, alla violazione della volontà di Dio, aggiunsero il sospetto che fosse per invidia che Dio li incitava a fare delle colonie, affinché, divisi, fosse più agevole assoggettarli.

Dopo che la popolazione giovane fiorì in grande numero, Dio nuovamente li consigliò di fare delle colonie; ma non credevano che ogni loro bene derivasse dalla benevolenza di Lui: pensavano che la loro felicità derivasse dalla loro propria forza. E non obbedirono; 112 anzi, alla violazione della volontà di Dio, aggiunsero il sospetto che fosse per invidia che Dio li incitava a fare delle colonie, affinché, divisi, fosse più agevole assoggettarli.

Quello che li indusse a oltraggiare Dio e non curarsene, fu Nebrode, nipote di Cam, figlio di Noè, uomo audace e forte di mano. Egli li persuase a non concedere a Dio di essere autore della loro fortuna, ma crederla derivata dalla propria forza, e a poco a poco volse le cose in tirannide, convinto che solo in questo modo avrebbe distolto gli uomini dal timore di Dio, rendendoli fiduciosi nella propria forza, minacciando di volersi vendicare di Dio: qualora volesse allagare di nuovo la terra, egli avrebbe eretto una torre più alta di quanto potessero salire le acque, e vendicherebbe anche la strage fatta dei loro antenati.

Il buon Giuseppe Flavio ribadisce quanto detto sopra: l'acqua non spazzo via la vita. Se vi state domandando perché in Genesi sull'arca c'era solo Noè e non la moltitudine di gente qui descritta, la cosa è semplice: da Noè discendono i noachiti, sotto razza degli adamiti. Il resto non era adamitica. Torniamo alla Torre. Il versetto che ci interessano, di quella specifica storia, nella Torah è questo:

Genesi 11:4
“Venite!”, dissero. “Costruiamoci una città e una torre alta fino ai cieli, e facciamoci un nome, così non saremo dispersi su tutta la terra”

Qui non si vuole fare un articolo esegetico, anche perché siamo ormai a pagina 24 e abbiamo veramente trasformato degli appunti in qualcosa di simile ad una lectio, come fatto anche l'altra volta, ma ci sono due parole che meritano! Una è la parola ḇaš-šā-ma-yim, tradotta "fino ai cieli", in realtà è "dentro ai cieli"! La seconda parola è šêm, tradotta con "nome". Qui la cosa è molto più complicata, perché il termine ebraico šêm deriva dal sumero Mu. Questa parola identifica delle pietre commemorative che mostrano delle divinità dentro strutture coniche. Queste strutture coniche erano le cose con cui gli Dèi sumeri entravano nel cielo. Se state seguendo il discorso, state cominciando ad intuire. Non si tratta di facciamo un nome, come viene tradotto, ma facciamoci qualcosa, a forma di punta, che ci permette, come fanno gli Dèi, di entrare nel cielo. Ed ecco che quello che diceva il midrtash torna!

Ovviamente questa capacità, questa ribellione, questo "NO" alle direttive stava portando la V razza ad essere paragonabile alle altre, a quelle che stavano già lottando per avere accesso a determinati benefici. Oppure a far perdere un qualcosa che la V razza aveva e che agli Dèi serviva per i loro scopi. Sta di fatto che scoppia una guerra, esattamente come a Kurukṣetra (non cambia il sostato, da una parte i devoti a Krishna, dall'altra i reietti che volevano l'auto governo), e qui è davvero un reset! Si salvò solo chi era entrato nella cima, ma non era sufficiente per un discorso di sintropia coscienziale. Il nostro "NO" per qualcuno è un grosso problema! Significa che saremmo in grado di effettuare una speciazione senza il controllo! Meglio distruggere il raccolto! Se c'è solo pula, la Shekhinah non può fare altro che rifare l'annata per avere ottemperare al suo mandato di portare talenti a Ein Sof, ma a qualcuno che non vuole perdere i benefici derivanti dalla nostra sottomissione, non sta bene e piuttosto è disposto a ripetere il ciclo! E ora? A mio avviso i "NO" arrivati durante l'ultima volta che hanno cercato di evitare la speciazione sono stati tanti e quindi ci ritroviamo ancora allo stesso punto, come ha detto Lilith. Allora tanto rivale portarci al disastro nuovamente, anche perché noi non sappiamo chi c'è dentro quel pezzo di Torre che si è staccato ed è volato via! Potrebbero esserci dentro quelli che all'epoca distrussero la Torre e/o Kurukṣetra, usandola come nuova Arca di salvezza! [FINE IPOTESI PERCEPITA]


Per concludere: non è stato facile, ma penso messa a posto (o quasi). Tutte le lectio tornano, soprattutto tornano tutte le Gocce. Non sapremo mai se la nostra identificazione storica con l'evento della catastrofe dell'ossigeno è corretta, ma comunque nel MITO i riferimenti sono tutti presenti e Lilith ci ha mostrato, costringendoci ad approfondire, un possibile scenario differente da quanto di norma viene percepito e insegnato. I Soli sono predisposti per una sintropia coscienziale di Win Sof, ma le Specie che da Esso sono state portate nell'Apparenza, vogliono anche loro imitare quanto fa la Coscienza Universale e ciò porta ai disastri e distorsioni dei risultati, fino ad arrivare a preferire la devastazione pur di non condividere quanto acquisito. Il raccolto è distillato di coscienza e se questa manca perché mancano proprio i portatori di questa, non c'è proprio il grano da mietere e quindi è d'uopo rifare tutto. Il principio sottostante è: se le cose non vanno come vuole l'ipostasi suprema, meglio far saltare il banco! Il fato così non lo fermo, ma gli metto un bel bastone fra le ruote!

Fraternità & LVX
Frater SRH