Per comprendere questa analisi è necessario avere letto la precedente relazione Bullet Time: il potere dell’Adam contro l’Adam, averla ben memorizzata e fatta propria, in quanto è parte integrante del percorso ivi intrapreso.
Detto questo, tale disquisizione sarà l’ultima sull’analisi della Goccia del 08 Maggio 2019 e sarà la base delle successive, perché - come vedremo - quelle a seguire richiamano molto i concetti qui esposti. Cominciamo.
Il 28 febbraio 1994, nel corso di una “tenuta bianca aperta”, ovverosia non riservata ai soli “fratelli”, della loggia “La Perfetta Amicizia” dell’oriente di Rennes, in Francia, fu tenuto un discorso iniziatico al quale la loggia stessa fece seguire, a firma di tre autori, la pubblicazione del testo sotto riportato:
[Nota Bene.: note di lettura ➤ da qui in avanti dove non ci sono linee laterali, si tratta dei punti salienti del discorso tenutosi a Rennes. Dove c’è una linea laterale si tratta di note del noto e potente occultista Guénon, per specificare meglio il discorso dei Fratelli della loggia “La Perfetta Amicizia”. Dove ci sono due linee laterali si tratta delle note di Frater SRH per aiutare lo studioso a comprendere più a fondo le osservazioni del Guénon.]
“Il vecchio mondo è crollato e il nuovo non è ancora nato!
Mondo dove vecchi valori sono contestati e disprezzati, dove di conseguenza nessuno crede più a nulla.
Per fortuna un barlume che ci guidi infine se è acceso a partire dal 9 novembre 1989 con la caduta del muro di Berlino. 9 novembre vale a dire tre volte nove, poiché c’è novem che nel latino di Roma significa 9, nono mese del suo calendario. Tre volte nove fa 999, seguito da 1000, il ritorno dell’unità: l’unità della nostra civiltà, dell’universale e la fine delle tensioni.
Infatti, se si somma i numeri dell’anno 1989 si ottiene: 1+9=10 +8=18 +9=27. Sommando 2+7=9. Quindi la data della caduta del muro è stata il 9 Novem 9, cioè 999.
[Notare anche come si scrivere la data in numeri: 9/11; esattamente il contrario di un altra data famosa 11/9… coincidenze? Mettiamoci la differenza tra 2001 e 1989, cioè 12… anni… N.d.A.]
Autorevole conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che nel crollo del comunismo appellarsi al caso, a nebbiosi determinismi o addirittura a miracoli, e depistante, costituendo esso piuttosto un momento programmato sulla via di quella grande opera per secoli perseguita con sistematicità e determinazione dalla massoneria palladista.
Che altri accettino la rivelazione di un’eternità che paralizza l’uomo e l’idea di una creazione immobile senza inizio né fine. Che concepiscano un tempo lineare che fluisce sempre nello stesso senso senza mai ritornare. Per noi, al contrario, dove tutto è ragione e simbolo, il grande orologio del tempo gira senza fine intorno al suo asse, ruota che instancabilmente compie i suoi cicli, le sue Rivoluzioni, che gira senza posa per ritornare al suo punto di partenza, serpente ouroboros che mangia la sua coda.
Oggi tempi travagliati che viviamo, annunciatori della fine del ciclo, l’abominevole era dei Pesci volge alla fine e attendiamo il sorgere dell’era dell’Acquario che inaugurerà un nuovo, grande, inizio.
In merito a questo il Talmud ricorda: “Israele […] erediterà il mondo da un capo all’altro […] non c’è alcuna differenza tra questo mondo e i giorni del Messia ad eccezione della servitù dei regni pagani”.
Viviamo anni ripugnanti, la fine di un grande ciclo e di un piccolo ciclo, quello di ichthys, che in greco significa “pesce”. Sì, stiamo evolvendo nella turbolenza di un periodo di rivelazione che in greco si chiama “Apocalisse”, un caos da cui, per fortuna, deve nascere, se siamo sufficientemente forti, un nuovo ordine, quello dell’Acquario, segno sublime del nostro Fratello Mozart e della sua musica divina che inaugurerà, speriamo, una nuova età dell’oro.
Secondo la nostra tradizione brahmanica, ripresa ed esposta nell’inno induista la Grande Dea, oggi termina il 7° ciclo della nostra civiltà, quella di Manu Svârochisha (errore, il Manu di ora è Vaivaswata - Guénon docet; N.d.A.) e inizia quello di Manu Sâvarni, che sarà l’ottavo Re del Mondo, il Reggente del vero dio, quello dell’8° ciclo. Dove il “Re del Mondo”, spiega lo storico della massoneria Hutin, viene identificato dagli iniziati come la massima sovranità dei governi visibili, il vero “Re dei Re”, dal quale emanerebbe ogni autorità, diritto e potere, incluso quello della “comunità dei maghi che avrà la missione di elaborare la sintesi universale delle grandi religioni e dei poteri dirigenti”. Una “Comunità”, pertanto, di “vero Diritto divino”!
Come spiega il Guénon: “Il vero Diritto divino dà all’individuo che ne è investito un carattere che lo rende partecipe alla Volontà divina e non può essere separato dall’espressione di questa Volontà, alla quale è indissolubilmente associato, secondo la formula conosciuta: Deus meumque Ius > Dio è il mio Diritto.”
“Il Re del Mondo”, attingiamo una volta ancora al Guénon: “[…] è in rapporto con i pensieri di tutti coloro che dirigono il destino dell’umanità […]. Conosce le loro intenzioni e le loro idee. Se esse piacciono a Dio, il Re del Mondo le favorirà col suo aiuto invisibile; se dispiacciono a Dio, il Re provocherà il loro fallimento. Tale è il potere dato all’Argharti mediante la scienza misteriosa di Om, parola con cui diamo inizio a tutte le nostre preghiere.”
Qui di seguito in doppia evidenza alcune note di Frater SRH
Aiutiamoci con il signor Bhodyoul, che annovera tra i suoi antenati buddisti della confraternita dei Lohan, sia dei lama Karmapa (berretti rossi) sia dei Gelugpa del lamaismo ufficiale (berretti gialli), quindi non è propriamente un settario. Grande erudito e spirito libero, conosce la storia e le cineserie della politica asiatica. Ma la cosa più preziosa è che ha precise conoscenze della magia tibetana, senza la quale i sogni del Tibet non potrebbero ammagliare l’Occidente.
Tale intervista è comparsa nel documento: Tibet: La Guerra Occulta di Joël Labruyère. Tale documento è in nostro possesso per opera di Frater BRSHT.
Joël ad un certo punto pone la seguente domanda: “La cosa comincia a diventare eccitante! Se i gesuiti erano in Tibet fin dall’inizio della stirpe del Panchen Lama, considerato il «papa segreto dei Tibetani», possiamo supporre che abbiano influito su un’organizzazione il cui capo assomiglia stranamente al Generale della Compagnia di Gesù. Non va dimenticato l’aspetto marziale in tutto questo: si tratta di ordini religiosi strutturati come un esercito pronto a combattere. Si dice che il Papa del Vaticano sia il «papa bianco» in opposizione al «papa nero», il generale dei gesuiti. Inoltre questi gesuiti si insediarono a Shigatsé, la città esoterica per eccellenza, la residenza dei capi occulti del Tibet, che la Teosofia ha chiamato i «maestri di saggezza della Grande Loggia Bianca». Vi è correlazione tra i gesuiti e la famosa «Grande Loggia» del Tibet?”
Risposta del signor Bhodyoul: “Ha fatto centro. Complimenti, perché sono pochi i ricercatori così perspicaci. Conosco solo un paio di esoteristi che sono a conoscenza di questi fatti e che sanno interpretarli come si deve. Secondo le mie ricerche, la fondatrice della Teosofia, Helena Blavatsky, che rivelò al mondo l’esistenza della confraternita segreta del Tibet, non sapeva della presenza dei gesuiti a una data così antica, ossia quasi contemporaneamente alla nascita del lamaismo moderno. Essa sembrava ignorare, a meno che non lo dissimulasse, che dei missionari italiani fossero stati accolti nelle lamaserie come studenti di teologia, e che avessero redatto dizionari e trattati in tibetano. Gli universitari occidentali hanno scritto le loro tesi partendo da autentici trattati di buddismo tibetano scritti da gesuiti! Mi segue?
In ogni caso ogni tanto la Blavatsky, nonostante i suoi paraocchi da medium, aveva qualche sprazzo di lucidità. Tuttavia era così fanaticamente legata alla «Loggia orientale» da soprassedere sulla presenza dei gesuiti a Shigatsé, la città sacra dei suoi iniziatori occulti. Per lei sarebbe stato un blasfema osare sollevare il velo che pretese di aver strappato nel suo libro Isis svelata. Isis non è stata affatto svelata. Le dirò un segreto sulla sorte della signora russa che ha fondato la Teosofia: essa venne imprigionata magicamente da una fratellanza massonica occidentale, perché rifiutava di piegarsi alle loro condizioni. Venne in seguito liberata dalla Loggia orientale che in questo modo la pose sotto una camicia di forza occulta ancora più soffocante.
È la sorte dei medium di alto livello. In queste condizioni, quando denunciò con veemenza il dominio dei gesuiti d’Occidente, Helena Blavatsky aveva dimenticato di essere diventata lo zimbello dei lama gesuiti dell’Oriente. Nessuno può sfuggire al veleno dopo aver osato avvicinarsi al nido di serpi della «Loggia planetaria». In ogni caso sono riconoscente alla Blavatsky per averci messo sulla pista della Loggia orientale, poiché i miei compatrioti tibetani sono lungi dall’immaginare ciò che si cela dietro ai loro riveriti lama. Il fatto storico che dei gesuiti abbiano infiltrato il lamaismo è di estrema importanza per capire la politica del Nuovo Ordine Mondiale e gli accordi segreti stipulati tra la Grande Loggia orientale, il Vaticano e le società segrete occidentali.“
A riprova di questo modo di operare di questa Gran Loggia, si prende ora in esame una sintesi del libro “Jules Verne e l’esoterismo” dove il dott. Bizzarri, un noto oncologo (mi si dice che abbia in cura malati illustri) e studioso molto attento di esoterismo, ha scritto l’introduzione firmandola con una precisazione accademica: “Università di Roma La Sapienza, dicembre 2004”.
Lamy, l’autore del libro, documenta come tutta l’opera di Verne contenga continui riferimenti a situazioni intimamente connesse a quello che Iannaccone definisce ‘Ric’ (cioè il mito di Rennes-le-Château) e richiami agli stessi autori che, in qualche modo e a vario titolo, ne erano attratti o partecipi (Gaston Leroux, Maurice Leblanc, come abbiamo visto a proposito dell’ambiente esoterico francese di inizio Novecento).
Verne avrebbe creduto di trasmettere un messaggio positivo; e solo verso la fine della sua vita si sarebbe accorto di averne propagato uno negativo: ancora iniziazione e controiniziazione.
Lamy si sofferma particolarmente sul misterioso ferimento dello scrittore a opera del nipote Gaston, figlio del fratello Paul Verne (9 marzo 1886).
Il capitolo “Jules Verne davanti a Dio” inizia così: “Molti dubbi assalirono Jules Verne verso la fine della sua vita. Si era forse sbagliato? Si era lasciato trarre in inganno da un fanale nella nebbia?” (p. 206); e conclude: “È legittimo allora chiedersi se qualcuno non avesse armato la mano di Gaston con l’intenzione di ‘avvertire’ o eliminare Verne, che non rigava più dritto. È assai difficile ottenere il beneplacito di certe società per allontanarsi, quando si è giunti a sapere troppo” (p. 208).
Questo il riassunto della questione nell’introduzione di Bizzarri: Il “mistero” [di Verne – N.d.A.] è forse proprio qui: dietro le manovre nascoste e palesi di una organizzazione segreta che da tempo immemorabile prepara l’avvento di un Gran Monarca, chiamato a reggere le sorti dell’Umanità in prossimità della fine dei tempi. Questo princeps huius mundi non ha tuttavia nulla di “angelico” e, nel corso del tempo, romanzo dopo romanzo, nelle opere di Verne finirà con l’assumere caratteristiche sin troppo sospette e solforose, tanto che lo scrittore vi alluderà con sempre maggior timore e preoccupazione.
Come sottolinea Lamy, “il tempo non era giunto per una rivelazione completa, ma bisognava trasmettere il messaggio per aumentare la fratellanza degli uomini che preparava un tale evento.
Domani, forse, lo stendardo del Gran Monarca farà sollevare le folle, ma sarà effettivamente il Gran Monarca? Non aprirà forse le porte del mondo sotterraneo, non scatenerà le potenze dell’ombra per dare vita a una gigantesca Notte di Valpurga? Vedremo rinascere dei culti di sangue camuffati o meno sotto le vesti di olocausti?” Interrogativi inquietanti… Michel Lamy, che mostra di sapere sull’argomento più di quanto scriva, fa riferimento a fonti verificabili e attendibili. [p. 10]
Ora, dovrebbe diventare più chiaro il proseguo del discorso fatto alla loggia “La Perfetta Amicizia” dell’oriente di Rennes e che qui sotto riprendiamo.
La progressiva sospensione delle frontiere economiche e sociali porterà con sé il predominio dell’uomo forte, cioè di colui che ha minori bisogni. Se le cose stanno così, dovranno condurre, dopo un periodo di forti tensioni, a un nuovo ordine teocratico.
A proposito del nuovo ordine il solito Guénon dice: “devono esservi normalmente 4 caste, suscettibili d’altronde di di suddivisioni più o meno numerose, e corrispondenti alle 4 classi principali nelle quali si devide naturalmente la società sinarchica”. Eccole in ordine decrescente di importanza:
- autorità spirituale e intellettuale;
- potere regale e amministrativo;
- potere economico e finanziario;
- il popolo, la massa dei contadini, degli operai e dei servitori (casta “che non esiste dal punto di vista spirituale”).
La costituzione della società Sinarchica, osserva il Guénon nello stesso testo [Il Re del Mondo, N.d.A.], mostra con evidenza la supremazia dell’iniziazione sacerdotale sull’iniziazione regale, supremazia che è caratteristica dell’organizzazione teocratica, vale a dire la superiorità indiscussa dell’AUTORITÀ sul POTERE.
Sotto la varietà delle religioni exoteriche, vi è sempre come un substratum permanente, una stessa e unica religione esoterica il cui ciclo si confonde con quello della specie umana e di cui le prime non sono che passeggere adattamenti a certe condizioni di tempo e di luogo. La fiamma di questa religione fondamentale unica è stata gelosamente custodita, nel corso dei tempi, da un ristretto numero di uomini che ne detengono la conoscenza sia in forma di tradizione orale o scritta, sia in casi eccezionali, in forma di comunicazione personale e diretta con il piano divino. Questi uomini sono chiamati in Occidente “Iniziati” e in India “Guru”, altrimenti noti come “Guide”.
I preti caldei e di egiziani, coloro che celebravano i grandi misteri dell’antichità pagana, i maestri della Cabala ebraica, gli ermetisti del Medio Evo, erano gli Iniziati.
Prosegue il documento: anche gli Ebrei attendono la venuta di un Messia. In attesa di questa venuta, i disordini attuali e a venire determinano un atteggiamento e un’azione da opporre alle masse che hanno perduto il settentrione e l’oriente e che chiamiamo, per semplicità, “masse conservatrici”, inadatte ai cambiamenti. Tali masse sono il sottoprodotto snaturato di masse politiche attualmente poste a servizio di forze distruttive. “È giunto il tempo nel quale 5000 manifestanti scatenati possono mettere in scacco un’immunità parlamentare”: Lenin l’aveva capito quando firmava il decreto che istituiva la “Ceka”, il 7 novembre 1917, due settimane dopo la caduta del governo Kerenski. Kerenski aveva arretrato di fronte a considerazioni umanitarie, alla coscienza universale, all’impopolarità: aveva perduto. Ecco l’atteggiamento e l’azione preconizzate da un iniziato, Roger Cosyns-Verhaegen: “In questo senso ciascuna individualità deve prima contare su se stessa e dissociarsi apertamente dal conformismo conservatore che impone le sue leggi.” Le individualità positive devono creare degli “isolotti di resistenza” sulla scorta di una preoccupazione essenziale: la loro sopravvivenza. Ogni opposizione dottrinale dovrà cedere il passo di fronte a questo problema che deve condurre a un consenso un anime. La coalizione delle individualità deve colpire con un ostracismo morale le masse conservatrici, isolarle e togliere ad esse ogni credito. Pazientemente, senza sosta, si deve mobilitare ogni elemento per ampliare il fronte.
L’idea di mobilitare una frazione crescente di masse conservatrici in un’impresa anti-sovversiva non costituirà che un ritorno alle masse politiche.
Benché non sia che un palliativo, tale mezzo non va assolutamente scartato. Ma non può che essere considerato in una prospettiva di trasformazione.
Il rimedio a lungo termine consiste evidentemente nel massimo riassorbimento delle masse conservatrici attraverso la riabilitazione di ogni elemento responsabile. Naturalmente occorre rendersi conto che un resto vi sarà. Un certo numero rimarrà ciò che è.
Occorre tuttavia guidarlo. Come? Agendo in modo deciso per privarlo dei propri mezzi di immunità e di nocività.
Si dovrà perciò, in questo senso, maturare una giurisprudenza che distingua l’uomo illuminato che accetti ogni responsabilità e gode dei corrispondenti diritti, dal “profano”, civilmente incapace. Beninteso, tale distinzione sarà soggetta a cambiamento, potendo ogni profano accedere all’iniziazione dopo un periodo di “prova”, vale a dire dopo avere adempiuto ai doveri che competono al suo nuovo statuto.
Gli avvenimenti e i segni ci mostrano bene che stiamo per raggiungere la fine di un grande e piccolo segno. La ruota si appresta a girare, ma assumerà il verso buono o cattivo di rotazione? Dextrorsum o sinistrorsum? Verso destra o verso sinistra? Che ci predice la Ruota della fortuna, la lama 10 del tarocco iniziatico?
Noi che pretendiamo di essere un’alleanza di uomini illuminati che senza sosta lavora al progresso dell’umanità, diamo tutti assieme, in un’immensa catena di unione, tutti gli ordini e tutte le obbedienze fra loro fuse, sì, diamo tutti assieme il buon impulso alla Grande Ruota cosmica che misura il tempo a spirale…
Sì, tutti i segni sono lì a rivelarcelo: il mondo avanza a grandi passi da quasi 300 anni che l’ultima massoneria s’è costituita.
Sì, a te, Grande Architetto, che noi Albigesi simboleggiamo sotto il nome di Padre dei Buoni Spiriti, è a tua Gloria che i nostri avi, mille anni fa, in Bulgaria come a Tolosa, hanno costruito un Castello-Tempio. Gli Avi Venerabili vi versavano ai re coppe di uve blu prima della battaglia dove, cavalcando i loro neri cavalli, sguainavano la loro spada fiammeggiante per vendicare il Padre dei Buoni Spiriti assassinato da tre colpi di maglio.
Affinché l’alloro ritorni verde, affinché venga all’età dell’oro che da mille anni noi proviamo a far rinascere, è venuto il momento di chiedere al simbolo che tu rappresenti la luce di cui noi abbiamo tanto bisogno.
Testo di Léo Campion, 33° Massoneria Francese.
Ora, alla fine di questo discorso tenuto dal Fratello Massone di 33°, ditemi se non vi sovviene quanto detto dall’Analista di Matrix, nel monologo letto nella lezione precedente. Ditemi se, questi cambi di vertice che seguono la mutazione della consapevolezza dell’Adam, non assomigli al cambio di gestore della Matrix riportato nel monologo dell’Analista. Le domande sono bene accette!
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